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Salina Turda, il posto sotterraneo più bello al mondo

Il posto sotterraneo più bello al mondo, secondo la prestigiosa rivista americana Business Insider, si trova in Transilvania, a 35km da Cluj-Napoca ed è un’antica miniera di sale. La “Salina di Turda” è stata inclusa nella classifica dei “25 luoghi più affascinanti al mondo della cui esistenza non sapevate niente”. Ecco una ragione in più per andare a visitare la Transilvania, oltre a quella di visitare le dimore vere o presunte del conte Dracula!  Non sono una grande fan del “turismo vampiresco”, ma mi rendo conto che il vampiro più famoso del mondo possa diventare il nostro miglior agente turistico e lo dobbiamo accettare.

La Salina di Turda è un posto veramente magnifico,  inaspettato,  gli americani l’hanno chiamato “una vera meraviglia fantascientifica”, molto vicino alla Galactica di Star Trek.
L’antica miniera di sale ha origini lontane nel tempo, i giacimenti di sale presenti si sono formati 13 milioni di anni fa e hanno uno spessore che arriva anche a 1200 metri! L’esplorazione del sale è iniziata intorno al 50 a.c., ma lo sfruttamento sistematico della risorsa cominciò con l’occupazione romana in Dacia, intorno all’anno 106 d.c.

I primi documenti che attestano l’esistenza della miniera di Turda risalgono al Medioevo. Dopo il 1932, la miniera è stata chiusa e utilizzata, durante la seconda guerra mondiale,  come rifugio antiaereo e, fino al 1992, come deposito di formaggi. La miniera di sale è stata poi ristrutturata con fondi europei ed inaugurata nel 2010. Le tre gallerie principali,  Gizela, Terezia e Rudolf, sono state modernizzate e trasformate in quello che i visitatori definiscono spesso “una meraviglia sotterranea”, un percorso di luci artificiali disposte in maniera quasi surreale, accompagnate a tratti da stalattiti.
I turisti scendono a piedi o con l’ascensore panoramico il dislivello di 176 gradini, 14 piani, e si ritrovano davanti un sorprendente parco divertimenti, con la ruota panoramica, campi di calcetto e minigolf, tavoli da ping pong, una pista di bowling e una di bocce. Inoltre si possono noleggiare piccole imbarcazioni per scoprire il lago salato sotterraneo, formato dai depositi minerali di salgemma.  Intorno al lago è stata allestita l’area termale,  con una sala per le terapie saline, indicate nella cura delle malattie respiratorie. Se andate d’estate potete anche fare una nuotata nel lago, non per rinfrescarvi (visto che giù la temperatura arriva a 10°), ma per le sue proprietà curative.

La miniera di sale è anche un’attrazione turistica per gli appassionati di luoghi sotterranei, la visita guidata consente di arrivare a 850m di profondità (ma alcuni dei 5 pozzi della miniera superano i 1200 metri e sono collegati da 45 km di gallerie) e di passeggiare tra spettacolari laghi, cascate sotterranee e gallerie costellate da stalattiti.
Alla fine del percorso guidato vi potete fermare ad ascoltare un bel concerto o guardare uno spettacolo teatrale nell’anfiteatro allestito in una delle gallerie in uno dei 180 posti a sedere riscaldati.

La temperatura resta stabile per tutto l’anno tra i 10 e i 12 gradi centigradi.




Dracula e quel morso sul collo…

Vengo dalla Transilvania, ho i capelli rossi e la carnagione bianca, il nome della mia città, Bistriz, compare nel film del 1992 di Francis Ford Coppola, Dracula, tratto dal libro di Bram Stoker, quando viene descritto il viaggio dell’avvocato Jonathan Harker in Transilvania, verso il castello dell’eccentrico conte Dracula. Potevo mai non scrivere niente su Dracula, con tutti questi presupposti? Devo dire che odio gli stereotipi e tutti i luoghi comuni nel trattare questo argomento, perciò cercherò di evitarli. Quando uscì il film vivevo in Portogallo, a Lisbona, con una borsa di studio. Sono andata a vederlo insieme ai miei colleghi dell’università. Confesso che non sapevo assolutamente niente sulla leggenda del conte Dracula e il film mi ha trovato impreparata ad affrontare tutte le domande che mi venivano fatte in seguito al film.

A scuola, in Romania, avevo studiato tutto sul principe Vlad III di Valacchia, soprannominato l’Impalatore. L’insegnante di storia era un suo ammiratore, per noi era un eroe nazionale, un principe guerriero, che nel cinquecento ha difeso il paese dall’invasione ottomana, che ha cercato di unire i principati in un unico stato moderno, con la capitale a Bucarest. Avevo imparato che era un uomo di cultura, che leggeva Aristotele, i classici, gli autori medievali, che inizialmente fu incoraggiato nella sua campagna anti-ottomana anche dal Papa Pio II, che lo vedeva come un simbolo della cristianità. Era crudele ma giusto, gli aneddoti che circolavano sulla sua sanguinaria crudeltà (oltre 100.000 tra turchi e criminali impalati) erano – cito testualmente dal mio libro di storia – “frutto di una cospirazione internazionale che serviva a compromettere la sua immagine eroica”. Il dittatore rumeno, Ceaușescu, era anche lui un grande ammiratore del principe Vlad Țepeș e non permise che l’eroe nazionale fosse identificato con il vampiro di Bram Stoker. Infatti, il romanzo Dracula fu tradotto in rumeno soltanto dopo la caduta del comunismo (nel 1989).

Vi potete immaginare quanto fui sconvolta nel vedere il film di Coppola e nel sentire domande del tipo: “Ma veramente esistono vampiri in Transilvania?”, “Ma veramente beveva il sangue?”, “Ma le foreste sono così tenebrose come nel film?”. Il principe guerriero, coraggioso e abile militare, il grande patriota, diventò ad un tratto il principe delle tenebre,  sanguinario, che insegue nei secoli la sua amata. La verità è che la storia era affascinante e l’interpretazione altrettanto. 20 anni prima della saga Twilight, il film Dracula conquistò tutti e a me cambiò la vita!

Come ho già detto, venivo dalla Transilvania, avevo i capelli rossi e la pelle bianca, la mia città compariva nel film, potete immaginare che aura di mistero possa aver gettato su di me questo film. I ragazzi mi corteggiavano per provare l’emozione di stare con una “discendente dei vampiri”, mi chiedevano di dargli dei morsi sul collo e io stavo al gioco, anche se spesso pensavo al mio insegnante di storia e mi vergognavo… Vi chiederete fino a che punto questo film ha cambiato la mia vita? Beh, tra i ragazzi dell’università che furono incuriositi dalla mia “discendenza vampiresca” c’era uno, italiano, che più di 10 anni dopo sarebbe diventato mio marito. Conquistato con un morso sul collo…

 




La mia Babele interiore

Sono nata in un paesino della Transilvania, dove l’80% degli abitanti erano ungheresi, ho imparato a parlare mischiando facilmente il romeno e l’ungherese, perché i miei amici erano ungheresi, la mia maestra di asilo era rumena, la nostra vicina che si prendeva cura di noi quando i miei erano al lavoro si chiamava Marinèni e faceva delle zeppole con la marmellata di prugne squisite. Il marito, Pistàbacsi, ci accompagnava a scuola con la carrozza, dopo portava mio padre, che era il sindaco del comune, in giro per i paesini. Nel tempo libero, mio padre era anche l’istruttore di ballo per il gruppo popolare ungherese del comune. La mia migliore amica si chiamava Bobby ed era ungherese. A 8 anni ci siamo trasferiti a Bistriza, una città sassone nel nord della Transilvania, dove tutte le scuole avevano sezioni in tedesco e ungherese. I sassoni, “sașii”, erano ancora numerosi, prima che molti emigrassero in Germania. A Bistriza si parlava rumeno, tedesco, ungherese e romanes. A scuola, la mia amica del cuore si chiamava Edith, aveva la mamma sassone e il papà ungherese, parlava tre lingue ed è stata la prima ad avere jeans “capitalisti” portati dalla Germania dell’Ovest (all’epoca c’era ancora il Muro di Berlino). I cinque anni di università li ho fatti sempre in Transilvania, a Cluj Napoca, la capitale della regione, “Cluj, Koloszvar, Klausenburg”: questi erano i tre nomi che si potevano leggere all’ingresso nella città. Spesso quando entravo in qualche negozio mi si chiedeva in ungherese cosa desideravo. Non sono riuscita ad imparare bene l’ungherese e me ne pento, anche se ricordavo ancora parecchio di quello che avevo imparato da piccola. Ero troppo impegnata con la scoperta e lo studio della lingua russa e con le letture dei classici russi. All’università ho studiato anche il portoghese, perché il professore era una persona affascinante. Dopo la laurea ho vinto una borsa di studi e ho vissuto per un anno in Portogallo, a Lisbona, mi innamorai perdutamente di questo paese e della sua lingua. Non è successa la stessa cosa in quei 5 mesi vissuti in Danimarca a studiare il giornalismo preso la Fondazione per la democrazia. Il danese è difficile, freddo e duro. Ho imparato abbastanza per capire quando qualche danese affascinante mi sussurrava “Jeg elsker dig”, che vuol dire “ti amo”. Da 12 anni vivo in Italia, a Napoli. L’italiano è la mia seconda lingua, anche se la mia lingua del cuore rimane il portoghese. Ho vissuto più della metà della mia vita fino adesso studiando le lingue e non solo nelle biblioteche, ho avuto la fortuna di impararle vivendo in mezzo ai ungherei, tedeschi, portoghesi, danesi, italiani. Mi ha sempre affascinato cercare di capire la filosofia di un popolo attraverso la sua lingua e la sua struttura linguistica. Credetemi, è un’esperienza bellissima, senza paragoni. Creare un blog bilingue mi è sembrata la conseguenza naturale di un percorso linguistico complesso, che ha un inizio, ma no una fine.




Robert Dancs, il piccolo rumeno diventato un fenomeno in Italia

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Checco Zalone, Miriam Dalmazio e Robert Dancs

Sono stata da poco in Romania. Sono uscita spesso con gli amici e, inevitabilmente, abbiamo parlato dell’immagine negativa che (ancora) hanno i rumeni in Italia. Non so più che cosa aggiungere, in tutti questi anni ho esaurito gli argomenti e le argomentazioni. Ho sentito tante opinioni, dibattiti sterili anche ad alto livello che veramente non avevo più troppe cose da dire. Così ho chiesto se avevano sentito di Robert Dancs, il piccolo rumeno diventato un fenomeno in Italia. Nessuno ne sapeva niente e allora ho spiegato chi è questo bambino che ha fatto un film in Italia di grande successo.
Ha 11 anni, è nato in Italia da genitori rumeni (di Borșa, Maramureș, al nord della Romania, dove passa anche le vacanze) e in Italia è diventato famoso dopo aver girato un film con uno dei più grandi attori comici di oggi, Checco Zalone.  Si tratta di “Sole a catinelle”, il film di Gennaro Nunziante.
Robert è stato scelto tra 80 ragazzi che si sono presentati ai provini. Ha vinto  per la sua naturalezza, gentilezza, buon senso ed educazione. Queste sono state le parole di Zalone in tutte le interviste che ha rilasciato dopo l’uscita sul grande schermo.
Il Film ha avuto grande successo soprattutto grazie all’attore protagonista, Checco Zalone, ormai garanzia di successo. Basti solo considerare che uno dei suoi film, “Che bella giornata” ha incassato più de “La vita è bella” di Roberto Benigni!
Invitato in tutte le trasmissioni tv dopo l’uscita del film, Checco ha detto che il film ha avuto successo anche grazie al piccolo Robert e perciò si sente spesso in dovere di “ringraziare Dio e la Romania” concludendo i suoi interventi  con un “Viva la Romania”.
Lo ammetto, mi è piaciuto sentire queste parole e volevo condividere con i miei amici rumeni queste (purtroppo rare) emozioni.