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Azzurro di Voroneț nella Cappella Sistina d’Oriente

Nelle terre lontane dell’Est, quasi ai confini dell’Europa, in Bucovina (nel nord della Moldavia), esiste un azzurro irripetibile, talmente unico da entrare nel lessico artistico universale, insieme al rosso di Tiziano e il verde di Veronese. L’azzurro di Voroneț non è il colore del cielo, ma il colore  dominante negli affreschi di un monastero ortodosso,  tra i più belli del mondo, soprannominato dai critici d’arte la Cappella Sistina dell’Est,  grazie al suo dipinto principale, che copre l’intera facciata occidentale, il Giudizio Universale. Una vera Bibbia immersa nell’azzurro, realizzata, nel 1547,  dallo ieromonaco Gaurila,  apprezzato come un grande artista, colto ed erudito, conoscitore dei dogmi e della dottrina ortodossa, e per questo in grado di rappresentarli con chiarezza e capacità di sintesi. Nel mezzo della scena del Giudizio sta Cristo, con ai lati la Madonna e Giovanni Battista, tramite tra il cielo e il mondo degli uomini, che inizia più sotto con Adamo (rappresentato da vecchio, per esprimere la lunga durata del genere umano ) ed Eva (raffigurata giovane e bella, simbolicamente è grazie a lei che l’umanità si rigenera sempre).  Ai lati ci sono i santi e i gli apostoli, seduti su delle panche ornate, in stile prezioso e calligrafico. Attorno ad Adamo ed Eva viene raffigurata la grande scena corale della pesatura delle anime, dove per la maggior parte dei beati, Sparticolarean Pietro apre le porte del Paradiso. Sono pochi quelli destinati alla dannazione, l’artista conferendo molto spazio alla resurrezione e all’entrata nel Paradiso. La maestosa composizione, di grande ricchezza creativa, è rappresentata su un fondo azzurro, intenso, nelle sue infinite tonalità.

Gli altri affreschi, ricchi di dettagli, rappresentano altre scene bibliche, come la Genesi, ma anche preghiere e inni sacri. Nell’Albero di Gesù, o Albero di Jasse, si possono scorgere i ritratti di antichi filosofi greci come Aristotele e Platone.

Il monastero Voroneț coniuga elementi bizantini e gotici visibili nella torre, nelle finestre ad arco gotico e nelle cornici rettangolari delle porte. Non è per niente monumentale, anzi, è piuttosto piccolo ( 25×11 metri),  ma credetemi,  l’impatto è capace di togliere il fiato, per la bellezza e l’intensità dei suoi dipinti e per quell’azzurro che stranamente pare che cambi la sua tonalità a seconda del grado di umidità nell’atmosfera. La composizione del colore, realizzata con un pigmento sconosciuto oggi, molto durevole nel tempo e che gli conferisce una brillantezza fresca e inusuale, è stata persa con la morte dell’autore.  Si racconta che, alla fine del sedicesimo secolo, l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo inviò a Voroneț due alchimisti per studiare e capire il segreto del colore azzurro del monastero. Vennero, toccarono, prelevarono dei frammenti e li portarono a Praga, ma non seppero ricreare l’ azzurro degli affreschi. L’enigma dell’azzurro di Voroneț è tuttora irrisolto, visto che neanche chimicamente non si è riuscito a riprodurlo. Oggi si sa solamente che alla base di questo colore c’era un minerale chiamato azzurrite. Magia, stregoneria o alchimia, si è cercato di spiegare in tutti i modi il segreto dell’azzurro di Voroneț.  A sentire una delle monache del monastero, che si è demanastiredicata, negli ultimi anni, al restauro dei dipinti, “è proprio il colore che ha portato le anime tra queste mura, un vero miracolo della fede. Ogni santo raffigurato, ogni storia biblica, ogni dettaglio si sono fissati negli occhi dei visitatori grazie all’azzurro…E’ una carezza che giunge dal cielo…”

Così come sempre dal cielo sembrava giunta, nel 1475, l’ispirazione che ebbe l’eremita Daniil di Putna, nel consigliare Ștefan cel Mare (Stefano il Grande), il voivoda-principe della Moldavia, di intraprendere una campagna militare contro i turchi, guidati dal sultano Maometto II. L’eremita gli avrebbe predetto anche la vittoria, chiedendo al principe di erigere sul posto un monastero nel nome di San Giorgio Martire, come Patrono della sua chiesa. Stefano il Grande vinse quella battaglia e  fu considerato dagli storici il primo dei principi del mondo ad aver ottenuto una vittoria contro i turchi. In seguito,  papa Sisto IV lo nomino: 

manastirea_voronet“atleta di Cristo e un vero difensore della fede cristiana”. Si susseguirono tante altre battaglie e solo nel 1488, il voivoda mantenne la promessa fatta al sua consigliere-eremita e ordinò la costruzione di un monastero a Voroneț, che doveva diventare un luogo sacro simbolico in quella parte dell’Europa cristiana minacciata in permanenza dai turchi.  Il monastero fu edificato in meno di 4 mesi, ma gli affreschi furono aggiunti 60 anni dopo. Voroneț fu solo uno di una lunga lista che contiene tanti luoghi di culto costruiti da Stefano il Grande, nei suoi 44 anni di principato: la tradizione vuole che ci fosse stata una  chiesa per ogni anno e per ogni battaglia vinta contro i turchi. Le malelingue, esperte in “gossip storico”, parlano anche di tanti figli del voivoda, legittimi e illegittimi, certo, non tanti quanti i luoghi sacri che ha fatto edificare.  Ma queste “chiacchiere da salotto” non hanno impedito la Chiesa Ortodossa a santificarlo,  nel 1992, per il suo ruolo fondamentale nella difesa della cristianità. Nel 1475,  Stefano il Grande scrisse una lettera a tutti i sovrani cristiani d’Europa in cui ribadiva che “il nostro paese è la porta della cristianità finora difesa, con l’aiuto del Signore, ma se questa porta sarà persa, che Dio ci guardi, tutta la Cristianità sarà in grande pericolo”. 

Dopo più di cinquecento anni dalla loro costruzione, alcuni dei monasteri dipinti di Bucovina sono diventati patrimonio Unesco e attirano ogni anno oltre 2 milioni di turisti, attratti dalla bellezza degli affreschi e da quel misterioso azzurro che non si può scorgere in nessun’altra parte del mondo. Mi viene in mente che Fulcanelli aveva scritto ne Il mistero delle cattedrali che il segreto degli alchimisti è racchiuso in un colore di una vetrata di Nôtre Dame a Parigi. Il segreto dell’azzurro di Voroneț, invece, che neanche gli alchimisti dell’epoca sono riusciti a decifrare è racchiuso tra le mura di un monastero, nel lontano Est.

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Ho detto Bucarest non Budapest!

Accade spesso che i nomi di due delle capitali dell’Est Europa si confondano, visto che si somigliano troppo. I nomi, non le città! Molte volte, nei quiz televisivi, ho sentito la domanda: ” Qual’è la capitale della Romania, Bucarest o Budapest?”, nel tentativo di chiarire questo dubbio di toponimia. Mi viene istintivamente di giudicare negativamente quelli che non hanno le idee troppo chiare, dimostrando ignoranza in geografia, ma poi mi dico che forse è anche colpa di una città se non riesce ad affermare una propria identità che la renda diversa da tutte le le altre agli occhi dei turisti.

Trattandosi della capitale della Romania, spesso mi viene chiesto un parere su Bucarest, se è bella, se vale la pena di essere visitata. Premetto che la Transilvania austro-ungarica, il nord, da dove vengo, ha sempre guardato con un pizzico di arroganza la Bucarest del sud troppo “balcanica”, caciarona, rumorosa, a tratti approssimativa (per gli italiani, “balcanico” in Romania è un termine che racchiude molti dei pregiudizi che in Italia si associano spesso agli abitanti del sud). Non nascondo che ogni volta che incontro in aeroporto un turista straniero che mi dice con ammirazione che “la Transilvania è tutt’altra cosa” rispetto a Bucarest e al sud della Romania in generale, mi sento gratificata.

No, non è la mia città del cuore, l’avrete capito, né quella dei miei sogni e, quando vivevo ancora in Romania,  non ho mai pensato di trasferirmi nella capitale e di lasciare  Cluj -Napoca, come hanno fatto tanti miei amici, inseguendo i loro sogni (in Romania l’emigrazione lavorativa va verso sud).  Perciò, fidatevi di me e di ciò che vi dirò su Bucarest perché non mi sento coinvolta emozionalmente, anche se la metà dei miei parenti vive lì. Quando una delle mie zie di Bucarest ha saputo che stavo scrivendo un articolo sulla sua città  mi ha detto “Ah, finalmente prendi in considerazione anche a noi!”.

Arcul de Triumf
Arcul de Triumf

Beh, non avrei potuto esimermi! Non sarà la mia città preferita, ma è pur sempre il cuore economico, politico e culturale della Romania la città rumena più visitata dai turisti stranieri. Bucarest vanta 37 musei, 22 teatri, 2 teatri dell’opera, 3 auditorium, numerose biblioteche pubbliche, librerie e i tipici book-caffè. Indicata spesso come  la “Parigi dell’Est” (come del resto Budapest, giusto per alimentare la confusione), per la particolare architettura d’ispirazione francese, fatta di ampi viali e di gloriosi edifici della Belle Epoque, ma anche per l’ambiente culturale cosmopolita dell’epoca. Per completare il paragone, uno dei monumenti più belli di Bucarest è l’Arco di Trionfo,  dal quale inizia Șoseaua Kiseleff, un grande viale anche più lungo e più largo del celebre Champs Elysées. Non a caso,  nel 2004, il film biografico Modigliani,  di Mick Davis, è stato girato proprio nella Piccola Parigi, Bucarest. 

Prima di scrivere l’articolo ho fatto un’ indagine personale tra i miei amici e conoscenti,  per vedere un po’ che cosa viene in mente quando si pensa a Bucarest…

Citando in ordine sparso, ecco cosa ho raccolto: Casa del Popolo, l’edificio più grande del mondo dopo il Pentagono, la squadra di calcio Steaua București e lo stadio Arena Națională (che ospiterà quattro partite  durante gli Europei itineranti di calcio del 2016), i ragazzi drogati e malati che vivono da vent’anni nelle fogne e nei cunicoli della città,  i cani randagi e le vari leggi sull’eutanasia canina che hanno sconvolto l’opinione pubblica internazionale. Qualche fan di Michael Jackson ricorda Bucarest perché è ancora convinto che il più bel concerto dell’artista sia stato Dangerous, Live in Bucharest, nel 1992, tra l’altro anche il primo mega-concerto pop in un paese ex-comunista.  
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Direi che Bucarest, con i suoi quasi 2 milioni di abitanti, non sia tra le capitali turistiche più gettonate dell’Europa, anzi, molto probabilemnte è tra le capitali meno conosciute. Una città ancora tutta da scoprire. Ogni anno, arrivano qui circa 700.000 stranieri: italiani, americani, tedeschi, inglesi e francesi, ma più della metà vengono per affari e solo una piccola percentuale, circa il 10% , è attratta dalle bellezze della città.  L’ente nazionale del Turismo parla anche di un’altra categoria di turisti, il 15%, che viene per ragioni sentimentali.  Il motivo lo potremmo trovare in una famosa canzone degli anni cinquanta, considerata un vero inno delle ragazze di Bucarest: “Fetițe dulci ca-n București, în toată lumea nu găsești” (“Ragazze dolci come a Bucarest non le trovi da nessuna parte nel mondo”)  – ehm, se state pensando a quello, sappiate che è finito il turismo sessuale low-cost degli anni ’80!

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Corte Antica, Statua di Vlad Țepeș

Comincerei a parlare di questa città dal nome che, probabilmente, deriva dalla parola rumena “bucurie”, che significa felicità, gioia. La giusta traduzione sarebbe quindi la “città della gioia“.  Ma il documento che attesta la sua nascita racconta tutt’altro. Secondo le fonti storiche antiche, la città è stata fondata nel 1459, sulla riva del fiume Dâmbovița,  da Vlad Țepeș, il leggendario Dracula, proprio lui!  Vlad III fece costruire la fortezza di Bucarest, prima di una lunga serie di fortificazioni, allo scopo di difendere la Valacchia dagli attacchi dei turchi. Verso la fine del sedicesimo secolo, Bucarest era la più grande città cristiana del sud-est europeo.

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Lago Snagov

E’ curioso che il documento che attesta la nascita della città,  firmato proprio da Vlad l’Impalatore,  si conclude con una terribile maledizione. Terminare un contratto con una maledizione era un’usanza abbastanza comune all’epoca ma, trattandosi della firma autografa del Principe del Male gli studiosi considerano tale invettiva piuttosto nefasta per questo luogo. Inveendo contro il venditore della terra e la sua gente “e lui e la sua carne saranno distrutti dalla parola di Dio e nell’oltretomba la sua anima sarà con Giuda e Arius (teologo berbero, dichiarato eretico nel 325 d.c. e poi riabilitato, per le sue idee sulla non deità del figlio di Dio)  e con gli altri che hanno detto: il suo sangue cadrà su di loro e sui loro figli, questo è ora e sarà per sempre, amen” (documento originale conservato nel Museo Nazionale di Storia di Bucarest).

Si può immaginare che con un simile auspicio in città ci fu un proliferare di libri di malefici e anatemi, dei veri best-sellers, e il commercio a base di maledizioni fu più fiorente che mai.
La storia della città nei secoli a venire non fu affatto benevola e sono molti quelli che credono che la lunga serie di alluvioni, terremoti, incendi, invasioni, epidemie che hanno colpito Bucarest, i 40 anni di folle dittatura comunista, siano la conseguenza della sua nascita maledetta dal temuto Vlad Țepeș. Lo stesso che la tradizione popolare vuole che sia sepolto a pochi chilometri da Bucarest, nel Convento di Snagov, su un’isola, nel mezzo di un lago (ma avete letto che si parla anche di sua una sepoltura a Napoli?).
E di maledizione in maledizione, si dibatte anche su cosa abbia influito di più sulla morte del dittatore Ceaușescu, fucilato con la moglie nel giorno di Natale del 1989 durante la Rivoluzione anti-comunista. Si, perché come se non bastasse il fatto di governare in una città maledetta, nel 1984, per ordine suo, furono demoliti molti edifici e più di 20 chiese (molte considerate monumenti storici) , tra cui Spitalul Brâncovenesc (Ospedale Brâncoveanu) e la chiesa che era lì accanto. Sulla chiesa c’era un’iscrizione, del 1800, che prediceva che “colui che toccherà questa costruzione finirà ucciso dal suo popolo in un giorno di festa”.  Detto fatto!

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Bon Jovi a Bucarest di fronte alla Casa del Popolo

Bucarest non è una città monumentale,  né appariscente a prima vista,  va scoperta a poco a poco, perché nasconde le sue bellezze e anche i suoi misteri, tra le vie e nei quartieri. Per decenni, è stata vittima della politica architettonica folle del dittatore Ceaușescu, che sognava di costruire un’intera città nuova,  sul modello coreano o cinese, distruggendo quella antica. La Casa del Popolo, attualmente sede del Parlamento rumeno, richiese il sacrificio di centinaia di edifici storici, chiese e abitazioni (Casa del Popolo? Leggi qui.). Com’è facile immaginare, proprio questo monumento che testimonia un periodo tra i più bui della storia del paese, rappresenta oggi la più grande attrazione turistica della capitale.  La Casa del Popolo è nel Guiness World Record con tre primati:  il più grande, il più costoso e il più pesante edificio amministrativo del mondo! Davanti al grandioso edificio si apre la Piazza della Costituzione, luogo in cui si sono svolti, dopo la caduta del comunismo,  quasi tutti i grandi eventi musicali internazionali.

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Zona Lipscani

In questa città dai mille volti, non è facile trovare una mappa che possa guidare i turisti nella ragnatela di piazze, strade, boulevards, vicoli, o viuzze, ma forse proprio il fatto di lasciare tutto al caso, alla fortuna, offre al turista l’opportunità di scoprire una città meno scontata,  ma piena di posti affascinanti.  La piazza San Giorgio (Piaţa Sfântul Gheorghe) con l’omonima chiesa è considerata il centro esatto di Bucarest. Qui è situato il km “zero”, punto ideale da cui si misurano le distanze del paese. La piazza non è distante dall’edificio dell’Università. A sud della Piazza dell’Università si estende la vecchia Bucarest, chiamata Curtea VecheCorte Antica fatta costruire da Vlad l’Impalatore, con numerosi edifici in stile neogotico di suggestiva bellezza Sono imperdibili nel centro storico la Chiesa della Corte Antica, risalente al XVI secolo,  celebre per i suoi magnifici affreschi,  Carul cu bere (Carello di birra), uno dei più famosi ristoranti di Bucarest,  inaugurato nel 1879 e Hanul lui Manuc (La Locanda di Manuc), il più antico albergo di Bucarest, costruito all’inizio del 1800. Sempre nella Città Antica è molto suggestiva la zona Lipscani,  così chiamata perché un tempo vi si aprivano le botteghe di commercianti tedeschi provenienti per lo più dalla città di Lipsia. Ancora oggi molte delle strade portano nomi derivati dalle attività artigianali e commerciali che vi si svolgevano, o da quello della provenienza dei mercanti che vi operavano.

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Chiesa Stavropoleos

Lasciando la Corte Antica, non lontano troverete il viale più antico di Bucarest che oggi è la via più alla moda della città: Calea Victoriei, con i negozi più costosi della capitale, che ospitano numerose marche di lusso. Lungo il suo tracciato si affacciano molte delle principali attrazioni cittadine, tra cui la Piazza della Rivoluzione, resa famosa dalla caduta di Ceausescu il 21 dicembre 1989, in cui vennero documentati i suoi ultimi minuti al potere e la sua fuga in elicottero. Vari monumenti, fra cui il memoriale del Rinascimento, rendono omaggio ai romeni che vi persero la vita. Sulla piazza si affaccia una piccola ma bellissima chiesa ortodossa, Chiesa Crețulescu,  del 1722 costruita in mattoni rossi. Circondata da un quartiere di grigi edifici tipici del regime di Ceausescu,  è una delle chiese nascoste di Bucarest. La città è impreziosita da numerose chiesette bizantine e da molti monasteri, salvati dalla demolizione, come la Chiesa Stavropoleos e il Monastero Antim.

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L’Opera Romena

Bucarest è una città che ha trovato nella cultura la sua ancora di salvezza spirituale negli anni della repressione comunista. Testimoni sono i numerosi teatri, musei, biblioteche, gallerie d’arte che rendono la capitale rumena affascinante per gli amanti della cultura. Tra i 22 teatri della città più importanti: l’Opera Romena, al cui ingresso si trova la statua del compositore George Enescu, il Teatro Nazionale, ricostruito nel corso degli anni sessanta dopo la distruzione con i bombardamenti del 1944 da parte delle truppe tedesche, l’Ateneo Romeno, diventato il simbolo culturale della città. Tanti sono anche i musei che è possibile ammirare nella città di Bucarest, se ne contano addirittura 37: si va dal Museo Nazionale d’Arte che conserva oltre 70mila capolavori, al Museo di Storia della Romania, dal Museo Nazionale Cotroceni situato all’interno dell’omonimo palazzo dove risiede il Presidente della Repubblica al Museo della Musica, tanto per citarne alcuni. E ancora il Museo del Villaggio,  uno dei più grandi musei etnografici all’aria aperta in tutta Europa.  Non va dimenticato poi il Museo di Storia Naturale Grigore Antipa, uno dei primi musei al mondo specializzato in questo settore: vanta oltre 30mila pezzi unici. 

Una visita a Bucarest non può essere completa senza una passeggiata nei numerosi parchi della città, con i loro laghi artificiali, o lungo il fiume Dâmbovița, magari di sera, per renderla veramente romantica. Quando cade la notte, la città apre le sue porte verso un mondo di divertimento ed intrattenimento dove c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra tanti ristoranti, casinò, pub, discoteche, club, che rendono la vita notturna davvero interessante.noaptea judecatorie
Attenti a malefici e fatture comunque…ricordatevi che siete sempre nella città fondata dal conte Dracula!




Berlin, ich liebe dir (?)*

Non credo che esista una città che possa lasciare davvero indifferente qualcuno, o almeno non mi è ancora capitato. Mi è capitato invece di evitare consapevolmente alcuni luoghi, alcuni paesi, che “a pelle” non mi attiravano o affascinavano, che mi erano indifferenti, anche non avendoli mai conosciuti. La Germania, ad esempio!
Nonostante sia nata in una città sassone, dove il tedesco era la seconda lingua (e l’ho studiato per ben 8 anni!), nonostante  durante il regime comunista la Germania (federale) rappresentasse il sogno di libertà che molti videro realizzarsi fuggendo dalla Romania, nonostante due delle mie migliori amiche dei tempi del liceo vivano felicemente lì da oltre vent’anni invitandomi ripetutamente… non ci sono mai stata… fino ad ora. Direi che un tale momento “storico” della mia vita meriti un post su questo blog.

Il quartiere di Nikolaiviertel
Il quartiere di Nikolaiviertel

Ho viaggiato parecchio in Europa, scegliendo i paesi con criteri eclettici: per la presenza di un fiume, per un libro ambientato lì, per uno scrittore che amavo, per un museo che dovevo vedere, per la musica del posto, per la lingua più o meno comprensibile… ma mai perché qualcuno me l’aveva consigliato, no, mi è sempre piaciuto pensare che ogni città “parli” in modo diverso ad ognuno di noi, e che il momento della visita arrivi quando il contatto tra le anime è maturo.

Con Berlino è stato diverso. Aveva cominciato ad incuriosirmi, ad intrigarmi perché ad un certo punto intorno a me tutti andavano, tornavano e ritornavano a o da Berlino. Ed eccomi qua!
Come mi aspettavo, non è stato amore a prima vista. Mi hanno detto che più conosci questa città più la ami. Il primo giorno ho pensato che il mio amore per Berlino fosse destinato a rimanere a lungo su un’immaginaria lista d’attesa, sopraffatta da questa città immensa, dispersiva, senza un centro, senza un cuore topografico ma, forse, con tante anime… Pian piano questo miscuglio informe di genti, di storie, di culture, una città in continua metamorfosi, è riuscito a sorprendermi. Le due città, che fino al 1989 erano divise, anche se con architetture a tratti esteticamente diverse e non armoniose, adesso convivono. Una passeggiata a Berlino vale quanto un viaggio intorno al mondo!

Fiume Sprea
Fiume Sprea

E’ 9 volte più grande di Parigi, ha più ponti di Venezia (1700 ponti…), più stranieri di tutti i paesi europei e più turisti di Roma. Basta camminare a volte pochi chilometri per ritrovare l’atmosfera parigina dei bateau mouche, lungo il fiume Sprea, quella della Piccadilly londinese dei musicisti di strada nella Alexander Platz, quella viennese nel quartiere Nikolaiviertel, quella newyorkese nel modernissimo Sony Center, quella dei mercati romani nei flohmarkt…
Paris est toujours Paris et Berlin est jamais Berlin” (“Parigi è sempre Parigi, mentre Berlino non è mai Berlino”)come disse Jack Lang, ex ministro della cultura francese, nel 2001.
Berlino è viva, energica, in continuo movimento e cambiamento, risorta dalle proprie ceneri dopo la seconda guerra mondiale, contesa tra russi, americani e  francesi, spezzata in due da un muro, impegnata nella riscrittura giornaliera della sua storia della quale ognuno dei suoi 3 milioni e mezzo di abitanti sente di esserne partecipe, in un modo o nell’altro. Non è una città immobile, eterna tra passato e futuro, troppo del suo passato è andato distrutto.  Colpisce il fatto che molte visite guidate iniziano con una frase d’obbligo: “questo luogo è stato distrutto durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito” oppure “qui sorgeva…” ma anche “qui verrà costruito…“. Una città che ha avuto il coraggio di assumersi il peso della propria storia, dettata o subita, di buttarsi alle spalle gli orrori della guerra e di ricostruire tutto senza mai dimenticare. Se ci fosse una parola per racchiudere lo spirito di Berlino direi che è proprio memoria, silenziosa e inquieta, senza aggiungere altro.

Monumento all'Olocausto
Monumento all’Olocausto

Bastano i 2711 blocchi di cemento rettangolari di diverse altezze del Monumento dedicato all’Olocausto, che spuntano all’improvviso, a sud della Porta di Brandeburgo, per sentire il silenzioso peso angosciante della storia. I blocchi poggiano su un piano irregolare, aumentano sempre di più verso l’interno, lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi simili a quelli di un labirinto. La sensazione che si ha è quella di perdersi tra i blocchi e di venire schiacciati dalla mancanza di luce all’interno, perciò la luce alla fine di questo percorso arriva come una grande liberazione.

C’è anche la memoria della storia più recente, quella della città divisa dal maledetto muro, la cui esistenza, per più di 28 anni,  si sente ancora nell’aria. Nonostante la sua presenza fisica sia concentrata in brandelli di muro simbolici, resta sempre inquietante, come il tracciato di muro più lungo (1,3km) rimasto nella sua posizione originale, trasformato nella famosa East Side Gallery.

Il muro di Berlino, East Side Gallery
Il muro di Berlino, East Side Gallery

Sony Center
Sony Center

Paradosso della storia, nel 2013 era stato approvato un piano urbanistico che prevedeva lo spostamento di 22 metri della parte di muro rimasto in questa zona per far posto alla costruzione di una strada di accesso ad un condominio di lusso. All’avvio dei lavori, centinaia di manifestanti riuscirono a bloccare le gru. Nei giorni successivi le proteste divennero migliaia e il provvedimento fu rimandato a tempo indeterminato. Il muro che ha diviso un popolo per così tanti anni costituisce ora un pezzo importante della memoria collettiva della Germania unita e deve rimanere dov’è.
Da ex-comunista rumena, confesso che ho evitato il giro turistico della DDR (la Germania comunista), i musei tematici, tutto quello che può ricordare gli anni della divisione…  avendo vissuto per più di 20 anni nella Romania comunista, mi hanno commosso a suo tempo le storie di quelli che sono morti cercando di scavalcare il muro, mentre inseguivano il proprio sogno di libertà, amici, compagni.

Sorprende la capacità di Berlino di trovare il posto e la misura giusta da conferire alla sua storia, in una città anche moderna, futuristica e avanguardista, dove ha lasciato il segno anche l’architetto italiano Renzo Piano, lo stesso che ha detto che “se Berlino fosse un libro di storia, avrebbe molte pagine strappate”.
Un libro aperto, in corso d’opera, proprio come le decine di cantieri avviati, con le loro gru gialle che graffiano il cielo grigio sopra Berlino.

*”ich liebe dir” è una forma dialettale berlinese, utilizzata al posto del più corretto “ich liebe dich”




“Vedere per credere” o “credere per vedere”? Benvenuti a Padurea Baciului!

Nel bel mezzo della Transilvania, letteralmente “oltre la foresta”, si trova una  foresta maledetta,  oltre la quale c’è solo il Mistero…    

Potrebbe essere questo l’inizio di un’avvincente storia di fantasia, se non fosse che la foresta in causa è vera, si chiama Pădurea Hoia, conosciuta meglio come Pădurea Baciului (Foresta del Pastore). Si trova nel cuore della Transilvania, a pochi chilometri dalla città di Cluj-Napoca, si estende per 250 ettari di terreno ed è vecchia quasi 200 anni. I misteri che la avvolgono non sono semplici leggende (come si potrebbe pensare, visto che siamo in Transilvania!), ma eventi accaduti realmente, sostenuti da centinaia di immagini, riprese video, testimonianze dirette, che hanno fatto il giro del mondo, e da oltre 50 anni di ricerche in cui gli studiosi del paranormale hanno cercato di trovare spiegazioni a fenomeni apparentemente inspiegabili.

baciu4Tutto è iniziato nel 1968, quando la foresta è diventata nota in tutto il mondo per alcuni fatti misteriosi che si sarebbero verificati qui. Il biologo rumeno Alexandru Sift, che realizzava delle ricerche da più di dieci anni, riuscì a sorprendere in alcune delle sue foto  fenomeni incredibili: strani bagliori che spezzavano la notte profonda, oggetti volanti non identificati, umanoidi, sagome dai contorni non definiti e alberi senza foglie che crescono in spire ovoidali.  Le foto (oltre di 60.000, molte delle quali purtroppo andate perse dopo la sua morte) sono considerate ancora oggi dagli specialisti tra le prove più attendibili dell’esistenza degli UFO. Tra i vari eventi inquietanti registrati sul posto, Sift fu vittima, insieme ad altri, di un malore che lo accompagnò per due settimane con febbre e ustioni su tutto il corpo. Conosciuta come “cheratosi Attinica” si tratta di una malattia cutanea dovuta ai raggi ultravioletti del sole. Incuriositi dal fenomeno furono effettuate rilevazioni che riscontrarono in certe zone della Foresta una radioattività superiore a quella prodotta dall’urano naturale!
Dopo aver superato la censura comunista, le foto realizzate da Alexandru Sift furono trasmesse a tutte le agenzie di stampa estere e presentate in tutti i convegni ufologici e scientifici come prove incontestabili della presenza di oggetti non identificati sulla terra. A causa della stessa censura comunista, i romeni appresero dell’esistenza di questi materiali solo nel 1974, quando le ricerche di Sift furono continuate da un gruppo di scienziati con a capo l’attuale presidente della Società Rumena di Parapsicologia, il professore Adrian Pătruț. Considerato uno dei maggiori esperti di fenomeni paranormali registrati nella Foresta del Pastore, ho avuto il piacere di accompagnare Pătruț personalmente, insieme ad un gruppo di giornalisti, in un’inquietante notte di molti anni fa nella foresta… (e devo ammettere che difficilmente cederò al brivido di una seconda visita!). Prima di entrare ci ha avvertiti che la foresta “parla solamente a chi ci crede” e che gli scettici  non vivranno mai un’esperienza degna di essere raccontata. Mi ricordo che quella volta ci mostrò un’anomalia che si registra spesso qui e che riguarda il malfunzionamento dei dispositivi elettronici, fenomeno che non ha trovato altre spiegazioni se non quelle collegate ad attività paranormali. Avevo appena inserito le batterie nuove nella macchina fotografica, feci un paio di scatti nel buio, e le batterie furono di nuovo scariche…  L’operatore che stava con me e riprendeva la nostra visita (all’epoca lavoravo per una televisione locale)  riuscì a fare poco di più, anche a lui la telecamera smise di funzionare dopo pochi minuti. Missione compiuta!, disse soddisfatto il nostro accompagnatore, che conosceva come pochi quel posto.
padureIl cuore della Foresta è costituito da una zona perfettamente circolare, chiamata Poiana Rotundă, dove la vegetazione è stranamente assente. Sono stati prelevati e analizzati campioni di terra di questo epicentro, ma i risultati non hanno mai evidenziato niente di anomalo che possa giustificare la completa assenza di vita vegetale. Un altro mistero, dunque, che si aggiunge ai tanti altri che ci ha raccontato la nostra guida: strane apparizioni invisibili ad occhio nudo che però lasciano traccie fotografiche, dematerializzazioni, luci e ombre comparse all’improvviso dietro agli alberi, un uomo senza ombra sorpreso in una giornata soleggiata di maggio, delle rovine fotografate e poi scomparse il giorno dopo, orme nella neve che scompaiono all’improvviso.

Le misteriose attività paranormali sembrano avere il suo “epicentro” in una zona di Hoia-Baciu dove la vegetazione è inspiegabilmente assente. La zona si presenta come un cerchio perfetto inciso nel bosco. Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

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Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

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Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

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Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf
Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf
Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Per  gli appassionati di fenomeni paranormali, di ufologia e di parapsicologia, Pădurea Baciului, è il Triangolo delle Bermuda della Transilvania, l’Area 51 d’Europa, uno degli esempi di fenomeni paranormali meglio documentati esistenti al mondo (tra le altre esistono oltre 1000 foto che riprendono oggetti non identificati che sorvolano la Foresta).
Per il quotidiano britannico The Guardian è tra i 10 posti più spaventosi dell’Europa, insieme alla Collina delle Croci in Lituania, Cappella dei Cappuccini a Palermo, l’Ossario di Kutna-Hora, in Repubblica Ceca e l’Ossario di Halsttat in Austria.

forestaPer gli abitanti della zona, la Foresta è un luogo maledetto, di cui parlano malvolentieri, come se non volessero svegliare gli spiriti che vi dimorano. Se si cerca di ottenere qualche informazione, rispondono semplicemente quello che hanno sentito dire dai loro antenati, ma prima avvertono: “Non vi inoltrate nella foresta perché ci sono delle presenze maligne che non vi faranno più ritornare”. Alcuni parleranno di diavolo, altri degli spiriti della gente torturata qui e che infestano il luogo, altri di fantasmi, di alieni… molti vi racconteranno di sparizioni. La prima leggenda, quella a cui la foresta deve il nome, è la storia di un pastore (in rumeno, baciu significa pastore) scomparso misteriosamente insieme al suo gregge di 200 pecore. Per giorni gli abitanti dei villaggi limitrofi setacciarono l’area, ma dell’uomo e dei suoi animali nessuno seppe più nulla.
Si susseguono storie che narrano di persone sparite nella foresta e ricomparse anni dopo senza sintomi di invecchiamento, con gli stessi abiti e senza ricordo alcuno, persone ritornate dopo poche ore con capelli bianchi, farneticante ed in stato confusionale…
Una cosa è certa, le sparizioni sono accomunate dalla sensazione che hanno avuto i protagonisti di aver perso la cognizione del tempo e dello spazio, indizi che hanno spesso identificato la Foresta Baciu come una sorta di porta d’ingresso verso un’altra dimensione, uno Stargate.

Non mancano coloro che sostengono l’esistenza di una connessione extraterrestre con la foresta. Diverse le testimonianze fotografiche di luci aliene provenienti dal sottobosco e nel cielo sopra di esso. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Le testimonianze dei numerosi esploratori e ghost hunters che periodicamente visitano la foresta sono considerate da molti attendibili. Tutti quelli che si avventurano tra gli alberi, avvertono una sensazione di malessere generale, ansia, nausea e capogiri. Molti giurano di sentirsi osservati da misteriose presenze rannicchiate dietro i cespugli e di sentire voci spettrali tra le fronde degli alberi.

Il dubbio resta:  Vedere per credere o dovremmo dire credere per vedere?

Mirela Baciu

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Recentemente, l’energia paranormale che avvolge la foresta ha assunto connotati decisamente misteriosi. Basti pensare che un ricercatore di una serie televisiva che si occupa di indagini paranormali, mentre indagava sui misteri che avvolgono tale luogo enigmatico, si sia ritrovato pieno di graffi sotto il suo abbigliamento assolutamente rimasto intonso. Graffi somiglianti a quelli provocati da un attacco animale. Il ricercatore, in seguito all’avvenuto, ha deciso di non continuare l’inchiesta per non compromettere l’incolumità del suo staff. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf