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La Sfinge dei Monti Bucegi e il mistero dell’umanità (aliena?)

C’è una scoperta che potrebbe cambiare il destino dell’umanità, rivelando dettagli scioccanti sulla sua storia; poi c’è un governo che ha subito pressioni diplomatiche da parte degli Stati Uniti e del Vaticano al fine di non divulgare le informazioni riguardanti; c’è un dipartimento Zero dei servizi segreti che ha svolto delle ricerche approfondite, ma anche il Pentagono che ha mandato sul posto un satellite usato per spionaggio geodetico,  in una missione esplorativa. C’è il gruppo Bilderberg, una delle più grandi organizzazioni massoniche del mondo e anche l’Ordine degli Illuminati che hanno cercato di prendere il controllo sia del luogo della scoperta, che della spedizione… c’è… o forse ci sarebbe!

Non è il riassunto di un nuovo libro di Dan Brown, anche se ha tutti gli ingredienti necessari.

E’ solo il risultato di quello che si trova in rete facendo ricerche sui Monti Bucegi, un gruppo montuoso della Romania centrale, situato a sud della città di Brașov, a 2500 mt altitudine. Non è una montagna qualsiasi e lo dimostrano le centinaia di articoli pubblicati, ognuno con il suo titolo avvincente: Trovata base ET, Il segreto dei segreti, L’enigma di un’incbucegiredibile struttura dentro i monti, Le montagne misteriose che celano un segreto, Base aliena all’interno dei Monti Bucegi ecc.
Se a questo si aggiunge la presenza di una struttura rocciosa scolpita dal vento, a 2200 mt altitudine, considerata una sfinge al pari di quella di Giza – chiamata infatti la Sfinge – allora il mistero si fa inquietante.

La curva dei Monti Carpați che prende il nome Bucegi è avvolta da secoli da un’aura di singolare esoterismo, e singolari sono anche le sue “attrazioni” d’origine geologica,  Sfinxul (la Sfinge) e Babele (Le Anziane), che racchiudono una moltitudine di strani fenomeni testimoniati dagli abitanti del luogo e studiati da molti scienziati.

Si tratta di avvistamenti di esseri eterei o mitologici, spesso confusi con elementi religiosi (molte croci cristiane si trovano nei luoghi delle “apparizioni”) e sopratutto misteriose scomparse tra le nebbie di quei monti, che, negli anni ’80,  cominciarono a preoccupare le autorità. Nel 1985, si registrò un episodio che convinse il dittatore Nicolae Ceaușescu a mandare sul posto i più grandi esperti in fenomeni paranormali, appartenenti al cosiddetto Dipartimento Zesfinxul 2ro (una sorta di X-files rumeno fondato nel 1968).

Nel paese Scăieni,  un contadino che piantava un meleto, si trovò davanti un vero e proprio cimitero di giganti.
Come affondava la pala di qualche metro si trovava intralciato da resti di scheletri umanoidi che superavano i due metri e mezzo di altezza. Accanto agli scheletri completi, gli abitanti del villaggio, trovarono anche frammenti di ceramica, gioielli e strane statue metalliche alte circa 3 metri. Si narra che un team di archeologi fece scomparire tutto in fretta. Nessuna dichiarazione pubblica, solo ricordi e racconti che ancora si possono ascoltare.

I risultati delle ricerche rimasero celati tra gli archivi segreti del regime.

Negli anni ’90 cominciarono a trapelare le prime indiscrezioni, ma l’attenzione del mondo iniziò a concentrarsi su questo luogo, a partire dal 1993, quando la terra iniziò a tremare ripetutamente terrorizzando gli abitanti. L’inspiegabile peculiarità delle scosse sismiche era che si potevano avvertire in una superficie piuttosto limitata e solo tra le 20 della sera e le 3 del mattino. Chi ha sperimentato questo terremoto sui generis, sostibabeleene che si poteva avvertire l’eco di un rumore sordo risalire dal sottosuolo, come se il pavimento stesse per crollare sotto i loro piedi… come se la montagna fosse vuota al suo interno!
Ci furono oltre 100 scosse sismiche, uno sciame che sembrava inarrestabile fino all’improvvisa sparizione per i dieci anni a venire.

I geologi sotto l’impulso delle autorità romene (ossia del dipartimento zero dei servizi segreti) e soprattutto del Pentagono, presero ad analizzare la specificità di quel territorio e attraverso delle misurazioni con dei satelliti si cercò di identificare la struttura del territorio.

Si trovarono dinanzi dati inspiegabili: sembrava davvero che sotto quelle montagne la terra fosse cava, ma il nucleo più profondo di quel vuoto terrestre pareva insondabile a ogni verifica. Una sorta di barriera che respingeva ogni tentativo di analisi.tunnel_romania_bucegi
Nel 2002 il fenomeno dei terremoti riprese. I Bucegi tremarono nuovamente seguendo le stesse modalità e fasce orarie. Le autorità romene e americane ritennero che fosse giunto il momento di agire.
Nel 2003 si diede inizio a trivellazioni della montagna e dopo numerosi fallimenti un’equipe internazionale raggiunse una singolare galleria sotterranea.
Parve subito evidente a tutti che ci si trovava dinanzi ad una galleria artificiale: le pareti erano perfettamente lisce senza traccia di irregolarità naturale, l’aspetto era simile ad un tunnel della metropolitana. La squadra proseguì per il ramo del tunnel che scendeva.
A questo punto la storia già inverosimile assume tratti di pura fantascienza.
Preferisco quindi cedere la responsabilità di quello che seguirà a Radu Cinamar l’autore misterioso (visto che è un pseudonimo) di un libro esoterico, pubblicato nel 2006 e che avrebbe come principale fonte Cezar Brad, il direttore dell’altrettanto misterioso Dipartimento Zero dei servizi segreti rumeni.
Gli esploratori raggiunsero un’imponente porta che appariva di tipo scorrevole. La squadra dmappaovette però arrestarsi qualche metro prima del battente perché si vedeva distintamente una parete luminosa in cui una qualche forma di energia sbarrava ogni tipo accesso, uno scudo energetico ad elevata tensione. Coloro che tentarono, con adeguate protezioni, di oltrepassare la parete sono morti di collasso cardiaco, mentre i tentativi di far passare oltre la barriera dei materiali non organici ne produsse la semplice polverizzazione istantanea.
Incredibile ma, vero o falso che sia, c’è un caso analogo in Iraq, in un terreno con le medesime “anomalie geologiche”, un’equipe americana si trovò bloccata da una simile barriera energetica.
In Romania pare che l’epilogo fu differente poiché alcuni componenti dell’equipe dotati di una “determinata tensione energetica” che funzionava in “simpatia” con quella che vibrava nemappa2lla parete luminosa riuscirono ad oltrepassare il varco dischiudendo così la successiva porta metallica.
Oltre a questo doppio sbarramento il tunnel si modificava sviluppando una struttura più complessa, fino a portare i visitatori all’ennesima barriera energetica di un colore verde pallido che funzionava con modalità simili alla prima. Le fonti ci riferiscono che ci si trova in una grande sala artificiale dalle misure inaspettate: di una lunghezza di  100 metri e un’altezza di 30.
Nella stanza dominano alcuni tavoli dalla forma insolita e dall’altezza di due metri. Se mai un umano avesse potuto sedersi su una sedia adeguata avrebbe visto sopra delle iscrizioni che apparivano dei geroglifici in una lingua sconosciuta dalla forma cuneiforme. Gli unici simboli che gli esploratori riconobbero furono cerchi e quadrati. Appoggiando le mani su questa simbologia aliena le pareti della stanza trasmettevano una serie inaspettata di immagini olografiche. Sembravano ai presenti immagini della terra e di altri luoghi non conosciuti.mappa.3 
L’autore sostiene che, nel momento in cui il governo rumeno stava per dichiarare lo “stato di emergenza” nell’area dei Monti Bucegi, decidendo per la divulgazione ufficiale, con prove fotografiche, alti funzionari degli Stati Uniti arrivarono a Bucarest intimando allo stato rumeno di non fare pubbliche le rivelazioni sui Monti Bucegi. Dopo 24 ore di trattative, si strinse un accordo definitivo tra la Romania e gli Stati Uniti. Lo stato romeno decise di rinviare la divulgazione e di presentare le scoperte al popolo in maniera graduale.
radu cinamar
Nel 2009, un canale televisivo nazionale di notizie (Antena 1) ha avviato un’indagine sui giganti e i loro tunnel segreti sotto le montagne Bucegi. Appena il loro servizio è andato in onda, hanno ricevuto una telefonata in diretta da un uomo non identificato che minacciò di morte i giornalisti se non avessero fermato le indagini. Dalla registrazione reperibile in rete, l’uomo parla di  “un gioco pericoloso” da evitare.
Una bufala orchestrata ad arte o siamo davvero davanti ad una sorta di incidente di Roswell in Romania?



Le fortezze di Sarmizegetusa, Stonehenge d’Oriente

Viene definito spesso come la Stonehenge d’Oriente, Unesco l’ha incluso nel 1999 tra i siti del suo patrimonio artistico mondiale, per la prestigiosa rivista britannica The Guardian le Fortezze Daciche di Sarmizegetusa sono il luogo più affascinante della Romania e per gli archeologi di tutto il mondo questo insediamento resta ancora avvolto nel mistero. Tentazione irresistibile per i cacciatori di tesori, portale di comunicazione con un mondo parallelo, fonte energetica in cui meditare per per gli appassionati di yoga di tutto il mondo.

yoga

Il turismo alternativo, esoterico,  è talmente diffuso che, fino a non molto tempo fa, le autorità permettevano ai gruppi di turisti permanere anche di notte nel complesso archeologico di Sarmizegetusa Regia, soprattutto nel giorno del solstizio d’estate, quando, secondo gli studiosi di esoterismo, l’area si riempirebbe di un “magnetismo” unico.

Verità storiche, scoperte archeologiche sorprendenti, storie di tesori rubati,  risonanze con la terra mitica di Shambala (in sanscrito “luogo di pace/tranquillità/felicità”, luogo ideale nella letteratura buddista per la ricerca dell’illuminazione), carica vitale eccezionale, luogo irresistibile per gli ufologi… la capitale dell’antica Dacia, Sarmizegetusa, è tutto questo, un luogo incredibile dove storia e misticismo si amalgamo in armonia da oltre 2000 mila anni fa.

daciiQuesta era la terra dei daci (conosciuti tra i greci anche come geți), il popolo misterioso e fiero, il più coraggioso e giusto della Tracia, secondo il padre della storia, Erodoto. Per Platone, invece, era il popolo che credeva nell’immortalità dell’anima, e che considerava la morte come un viaggio per ricongiungersi al suo dio,  Zalmoxis, nella consapevolezza di acquisire l’immortalità. Proprio questa convinzione ha reso l’esercito dei daci il più temuto, temerario e potente.

Non fu facile per i romani conquistare la Dacia del re Decebal, un grande stratega militare. L’imperatore Traiano ci riuscì solo nel 106 d.c,  dopo ben 5 anni di dure campagne militari, al prezzo della metà del suo esercito. Prima di lui, avevano provato a sconfiggerli anche gli imperatori Giulio Cesare e Domiziano, ma capirono presto che il popolo di Decebal era “estremamente preparato, difficile da sconfiggere e mai domo”, come storicamente tramandato. 

sarmize de susLa capitale dell’impero, Sarmizegetusa (situata nei Monti Orăștie, nel sud ovest della Romania), era una vera fortezza naturale, imprendibile, circondata da foreste impenetrabili. Eretta in cima ad una rupe alta 1200 metri, la fortezza era il centro strategico di difesa, che comprendeva sei cittadelle. Era considerata all’epoca la città fortificata più sviluppata tra i centri politici e religiosi europei dell’età preistorica, uno dei più grandi e popolati centri di tutta Europa.
Non sono in pochi a ritenere che la fortezza funzionasse anche come centro astronomico-astrologico, per il grande sole di andesite (una roccia vulcanica), posto in un disco di pietra, che si trova qui rappresentato.

cetatiNonostante una corrente storica filo-romana abbia dipinto i daci come un popolo non civilizzato e acculturato fino alla conquista di Traiano, le fortezze daciche, costruite tra i secoli I a.c. e I d.c, raccontano una storia ben diversa. I daci erano abilissimi costruttori, specializzati nella posa di acquedotti e di mura di fortificazione. La cinta muraria era formata da massicci blocchi di pietra e edificata su cinque differenti terrazzamenti. I civili vivevano intorno alla fortezza, protetti dalle montagne, in terrazzamenti artificiali. La nobiltà dacica aveva acqua corrente, portata nelle loro residenze da tubi di ceramica. Le scoperte archeologiche nel sito mostrano che la società godeva, per l’epoca, di un alto tenore di vita.

Le fortificazioni non rappresentano solo città disparate, collocate sulle cime delle montagne, ma un insieme compatto, un vasto insediamento militare e civile, con differenti nuclei, esteso su di una superficie grande circa quanto l’attuale Bucarest, circa 200 km quadrati. Si calcola che attualmente solo il 5% di ciò che costituisce Sarmizegetusa Regia è stato portato alla luce. Abbastanza da attirare ogni anno migliaia di turisti, talmente desiderosi di entrare nel regno dei daci, da cimentarsi nell’ardua impresa di arrivarci.

Ancora oggi il percorso è affascinante e impervio, la cittadella sembra inarrivabile, così come dovette esserlo per i soldati di Traiano.

stradaLa strada sterrata si inerpica per 18 Km,  larga, fangosa, con ripide curve a gomito, sempre a ridosso del fiume. Nel regno dei daci si entra passando sotto una curiosa porta dallo stile orientaleggiante. Due pilastri squadrati sostengono un tettuccio stretto e spiovente. Sulla sinistra il muro “ospita” su sfondo azzurro uno stucco bianco che raffigura un guerriero daco, con tanto di spadone ricurvo. Sul pilastro di destra un romano, rappresentante del popolo che invase, combatté, distrusse i daci e poi colonizzò la nuova provincia dell’Impero. Il viaggio comincia su stradine di campagna fiancheggiate da piccole case di montagna,  sparse in mezzo alla natura. Non sono numerose, ma sono fantasiose, susamirsi cartelli di legno, ferro, alluminio, o sulle cortecce degli alberi, una freccia o una croce che indica la strada per la cetate (cittadella). Spesso, dopo qualche curva lo sguardo si sofferma sul disegno colorato e naif di un Cristo crocefisso circondato da santi.  Guardando dal basso, la cima della rupe sembra sempre così lontana, conferendo un alone di regalità ed esclusività al mondo daco.

Gli ultimi km di strada sono da percorrere a piedi, ma la fatica viene ampiamente ricompensata: dopo aver varcato le mura della città si attraversa un pezzo di bosco e si giunge alla radura dove si trova l’area sacra. Si possono ammirare i resti delle imponenti mura, ora in mezzo a un bosco di faggi, e la strada lastricata che portava all’ampia spianata dove si trovavano i templi, una terrazza erbosa che domina le valli circostanti. È un luogo indubbiamente di grande suggestione. L’area sacra è composto da due edifici circolari,  il più grande formato di 104 anelli di andesite, con una fila di pilastri parallelepipedi e, verso il centro, altre due file di pali lignei coperti da lastre di terracotta, la prima, circolare, la seconda a ferro di cavallo. La disposizione dei pilastri di andesite presenta un particolare interessdiscoe: la loro divisione in 30 gruppi di 7 pilastri, fa pensare a un rapporto tra questo santuario e certi fenomeni celesti e persino all’ipotesi che il monumento fosse la rappresentazione architettonica del calendario dacico.

Molto interessante è il disco solare trovato vicino al grande santuario circolare,  suddiviso in 10 spicchi di circa 36° ognuno, il che renderebbe evidente che i daci conoscessero molto bene il periodo terrestre di 365 giorni ma non fossero adeguatamente precisi nelle misurazioni o nel taglio dell’ andesite.  La scoperta del sole di pietra è considerata la prova più certa dell’esistenza di un culto solare presso i Daci,  nei secoli I a. C. e I d. C. Intorno ci sono sassi “piantati” nell’erba a formare rettangoli e quadrati, resti di quelle che dovevano essere colonne allineate come soldati.

Non è ancora chiaro come siano riusciti a trasportare i pesanti blocchi di pietra fino alla sistemazione finale per un percorso così lungo e impervio, ma per gli ufologi non ci sono dubbi, l’aiuto alieno è inoppugnabile!

Sulla strada di ritorno fermatevi a parlare con qualche contadino… se lo trovate. Vi racconterà dei cacciatori di tesori che, fino qualche anno fa, giravano di notte da queste parti e di un americano che avrebbe pagato oltre quattro milioni di euro per quindici bracciali d’oro massiccio. Se gli chiedete perché non si sistema un po’ la strada vi risponderà che ai daci non sarebbe piaciuta l’idea di rendere più accessibile la loro enigmatica fortezza!

iarna