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Il genocidio armeno “sussurrato”

In quarta elementare, mio figlio ha dovuto scrivere un tema sull’olocausto e raccontare, a parole sue, cosa sa del genocidio ebreo. Ha scritto 6 pagine, in cui ha parlato delle deportazioni, dei campi di concentramento e di sterminio, delle leggi razziali e del nazismo,  dello Shoah e della Notte dei Cristalli, dei quasi 5 milioni di ebrei morti. Poi ha fatto un elenco dei libri e dei film che trattano questo tema, molti di quali li aveva visti insieme a me o al padre. Ha detto che l’ha commosso particolarmente Jakob il Bugiardo e il Bambino con pigiama a righe, ma anche Il Pianista e la Chiave di Sara. Prima di concludere ha aggiunto: “Ricordiamo che nella storia c’è stato un altro genocidio, quello del popolo armeno, alla finil libro dei sussurrie del novecento e poi nel 1915, in cui sono morte 2 milioni di persone” e citava un libro di cui gli avevo parlato molto e dal quale gli avevo letto alcune pagine, Il libro dei sussuri, di Varujan Vosganian, un amico di famiglia e, come ha scritto lui, “un amico di mamma”.

Lo so che sembra difficile da credere che un tema sull’olocausto di un bambino di 9 anni possa fare riferimento al genocidio armeno,  ma vi assicuro che è tutto vero e che, purtroppo, le maestre non hanno apprezzato tanto il suo lavoro, disorientate da una complessità che non si aspettavano.

Papa Francesco ha dichiarato pubblicamente, a 100 anni dal suo inizio, nel 1915,  che il primo genocidio del ventesimo secolo è stato quello del popolo armeno, il primo popolo cristigenocidio armenoano, e che furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Mi sono ricordata il tema di mio figlio, ma soprattutto Il libro dei sussurri, uno dei più bei libri che abbia mai letto, una delle rare testimonianze letterarie sul destino tragico del popolo armeno. L’autore, Varujan Vosganian,  è una personalità marcante, originale e complessa,  della società rumena: politico, economista, matematico, professore universitario e poeta, è stato per due anni ministro delle Finanze in Romania ed è attualmente membro del Senato. Lo conosco da quasi vent’anni, so che molti di questi li ha passati a scrivere il suo libro, risultato di un lungo, sofferto e tormentato processo catartico, scavando nella memoria alla ricerca dolorosa dei suoni, gli odori, i fuochi, i motti, i ricordi, i sogni, i sacri cerimoniali, i rimpianti, i fantasmi, i racconti della sua famiglia di armeni e del suo popolo.

foto anticaVarujan Vosganian è nato nel 1958, già nella seconda generazione degli armeni della sua famiglia venuti al mondo in Romania,  dopo la fuga dall’Anatolia delle origini. Una storia vecchia di trecento anni, di una famiglia di principi, monaci, commercianti, pastori e intellettuali,  ricostruita tramite le vicende narrate al piccolo Varujan dal nonno Garabet, il cultore della memoria della sua famiglia e del suo popolo.   Si tratta prima di tutto della tragedia del popolo armeno, ma anche della tragedia del popolo romeno, di tutti coloro che hanno subito la storia, invece di viverla, ha detto l’autoreTutti i personaggi sono reali, gli accadimenti che hanno vissuto sono reali e proprio per questo Il libro dei sussurri appare così inverosimile, proprio perché è reale. “Non mi sarei arrischiato a scrivere di tutto questo, se non vi fosse stato un fondo di spietata realtà”, dice Vosganian.  E’ una storia che supera i confini della Romania, perché gli armeni, come gli ebrei, sono sempre stati “erranti”, sospinti da persecuzioni e intolleranza.genocidio Non è un romanzo storico, né un memoriale quello che intendeva scrivere l’autore, ma una specie di libro sacro, che viene sussurrato, ascoltato e poi riscritto. Un testamento, il resoconto di una promessa o di un’avverata predizione. “Ma che cosa sussurri?”, chiedeva il piccolo Vosganian al nonno Garabet dall’eloquio seducente. “Leggo”. “Come leggi? E il libro dov’è?”. “Non ne ho più bisogno. Lo conosco a memoria”, sentenziava enigmatico il vecchio. E il bambino, insoddisfatto: “Va bene, ma come si chiama questo libro? Chi l’ha scritto?”. “Forse tu, un bel giorno”.

Le prime parole del libro sono proprio quelle del nonno Garabet: “Non ci distinguiamo per quello che siamo, ma per i morti che ognuno di noi piange“. Lo stesso che,  di tutto il secolo in cui viveva, aveva capito solo che era difficile morire nella stessa terra in cui eri nato. 

I primi pogrom di fine Ottocento, il genocidio del 1915, le deportazioni e l’esilio, l’educazione europea e l’emigrazione in Romania, il collaborazionismo nazista, l’invasione dell’Armata Rossa, la dittatura di Ceaușescu, la rivoluzione anticomunista del 1989, sono tutti capitoli della grande saga storica e famigliare, ricostruita con lucidità e sofferenza, in una tonalità intima, profonda, grave,  sussurrata. Ho passato l’infanzia in un mondo di sussurri, scrive il narratore. Per il bambino che era, sempre in ascolto, il sussurro significava cautela, prudenza, sospetto, accortezza, ma anche tenerezza, preghiera, profezia.

spaniolaIl libro dei sussurri non si può raccontare o riassumere, perché è così vasto, così ricco, così fuori dal comune, con i suoi personaggi indimenticabili e le sue storie favolose, come quella di alcuni vecchi armeni che, per parlare liberamente, si nascondono in una cripta. O quella del piccolo Varujan che colleziona francobolli, ma ogni francobollo rappresenta un armeno in esilio. O la storia del nonno Garabet, il destinatario dei pacchetti misteriosi che contengono i cavallini di legno – e solo lui sa che ogni cavallino è un morto, una storia di una vendetta eseguita,  per non lasciar impuniti i responsabili dei massacri degli armeni.

Pubblicato nel 2009, Il libro dei sussurri ha ottenuto sin da subito uno straordinario successo di critica, tanto da essere considerato uno dei capolavori della letteratura romena post-comunista e da essere nominato come proposta rumena al premio Nobel.francese

Tradotto in 20 lingue, italiano incluso (pubblicato da Keller Editore), il libro sarà, il 21 aprile, il protagonista del Festival della letteratura di Berlino, nella giornata dedicata alla memoria del genocidio armeno, a 100 anni dal suo inizio.  Quel giorno, in più città del mondo saranno letti il settimo e l’ottavo capitolo del Libro dei sussurri,  un libro indimenticabile per non dimenticare, nella giornata mondiale della lettura.

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Uccelli di rovo… 30 anni dopo

Vi ricordate la serie Tv “Uccelli di rovo” che uscì circa 30 anni fa ed ebbe un immenso successo in tutto il mondo, compresa l’Italia? Vi ricordate Richard Chamberlain che era padre Ralph, innamorato di Maggie, con la quale ebbe anche un figlio?
Un amore sofferto e disperato che durò una vita.

La lettera che 26 donne hanno mandato al papa Francesco, confessando di essere amanti dei preti e di parlare a nome di migliaia di donne che vivono nel silenzio, mi ha fatto inevitabilmente ricordare il film. Le donne chiedono al papa di essere ricevute per poter raccontare le loro storie d’amore vissute con dolore e sofferenza. Chiedono che la legge sul celibato sia rivista e cambiata. “Noi amiamo questi uomini e loro amano noi”, scrivono, aggiungendo che le uniche alternative possibile sono l’abbandono del sacerdozio o la persistenza a vita di una relazione segreta, che riempie il loro cuore di un dolore devastante.
Per le “amanti” dei preti, rimanere in clandestinità può sembrare una soluzione ipocrita, ma si vedono costrette a scegliere questa via, perché i preti non sono capaci di scegliere tra l’amore per Dio e l’amore per la loro donna. Secondo le firmatarie della lettera, il sacerdote servirebbe con più slancio la Chiesa se non fosse obbligato a rinunciare alla vocazione dell’amore coniugale, unita alla vocazione sacerdotale e avrebbe l’appoggio della moglie e dei figli nel suo percorso sacerdotale. “Speriamo con tutto il cuore che tu benedica i nostri amori”, concludono le 26 donne. Il mondo di fede ortodossa che mi ha cresciuto non pone limitazioni di questo tipo ai sacerdoti, sono abituata a pensare al mio parroco come a uno che ha una famiglia anche al di fuori della chiesa; diversamente, il tema del celibato nella chiesa cattolica è un argomento tabù che solo ultimamente è stato rimesso in discussione. Il Papa ha espresso la sua posizione durante una conversazione con il rabbino Abraham Skorka: “ Per il momento sono a favore del celibato, con i pro e i contro che implicano, perché sono dieci secoli di esperienze più positive che errori. Se ipoteticamente, il cattolicesimo occidentale rivedesse il tema del celibato, lo farebbe per ragioni culturali (come in Oriente) e non come opzione universale”. La posizione del papa è molto chiara, ma non si può comunque ignorare una realtà che spesso è tema di scandali nei media, quando esce fuori la storia di qualche prete che ha rinunciato con sofferenza alla sua vocazione sacerdotale per poter vivere accanto a una donna o per poter prendersi cura di un figlio.

In Italia ci sono dei blog che hanno come tema proprio l’amore tra una donna e un sacerdote, come per esempio http://blog.libero.it/leieilsacerdote/ e anche un sito http://sacerdotisposati.altervista.org/ . I sacerdoti sposati, per esempio, si considerano non contro la chiesa, ma a favore della riforma della chiesa e la prima legge che si dovrebbe abolire, secondo loro, è proprio quella del celibato.

 




Papa Francesco: “Cine sunt eu să judec?”

“Dacă mâine ar ajunge pe pământ o navă spațială cu marțieni și unii dintre ei ar veni la noi, așa verzi cum sunt, cu nasul lung, urechile mari, așa cum îi imaginează copiii, și ne-ar cere să-i botezăm în numele lui Isus, oare ce s-ar întâmpla?”, s-a întrebat de curând Papa Francesco, meditând asupra Duhului Sfânt care “zboară” în deplină libertate unde vrea el, dar și asupra tentației pe care o simt credincioșii de a-l limita, în numele unor principii. “Cine sunt eu să judec, cine suntem noi să închidem porțile bisericii”, se întreabă Papa, întocmai ca sfântul Petru, după ce a fost martor ocular al pogorârii sfantului duh asupra unei comunități de păgâni. Metafora dilematică referitoare la marțieni este doar un pretext pentru a aborda o temă delicată în Biserica Catolică, aceea a sacramentelor (tainelor) negate în prezent pentru persoanele divorțate (care nu se pot recăsători religios și nu se pot împărtăși) și pentru homosexuali. În urmă cu câteva luni, Papa Francesco a făcut o declarație istorică, menită să revoluționeze Biserica Catolică. “Biserica este casa tuturor și nu doar a unui grup de persoane alese. Eu văd biserica întocmai ca un spital de front, după un război. E inutil să-l întrebi pe unul care a fost rănit dacă are colesterolul mare sau prea mult zahăr în sânge. Trebuie să-i vindecăm rănile, după aceea putem vorbi despre orice”. Întrebat fiind de un ziarist, în urmă cu câteva luni, la întoarcerea de la Rio de Janeiro, care este poziția sa în ceea ce privește homosexualii, Papa Francesco a exprimat, pentru prima oară, un concept revoluționar, menit să marcheze începutul unei schimbări radicale în interiorul Bisericii Catolice. Papa a răspuns ziaristului cu o întrebare: “După părerea ta, Dumnezeu atunci când privește un homosexual îi acceptă existența cu dragoste sau îl respinge condamnându-l?”. “Cine sunt eu să judec?”,  această întrebare simplă este cel mai complex răspuns care poate marca începutul unei noi ere a catolicismului.