Main Menu

“Speriamo che non siano rumeni!”

image_pdfimage_print

Poco tempo fa i miei suoceri e dei loro amici sono stati derubati di soldi e carte di credito. Mentre stavano al mare,  i ladri sono entrati in casa e hanno fatto piazza pulita. Quando sono andati a fare la denuncia dai carabinieri, hanno saputo che c’era un banda di rumeni che agiva in questo modo da un po’ di tempo e che erano sulle loro tracce. Ho saputo dell’accaduto solo molti giorni dopo, non dai miei suoceri, che hanno considerato che era meglio non raccontarmi niente per non “mortificarmi”. Ho apprezzato la loro delicatezza, ma comunque mi sono sentita mortificata. Come tutte le volte che sento raccontare episodi simili, o peggiori, e vengo a sapere che gli autori sono, spesso, bande di rumeni. Confesso che sentendo di furti e rapine mi viene quasi istintivamente da pensare: “speriamo che non siano rumeni”!  Poi, però, mi sento felice quando qualcuno mi parla bene di qualche rumeno che ha conosciuto, un alunno educato e gentile, una badante brava e simpatica che insegna ricette rumene alla famiglia dove lavora, due operai che montano i mobili Ikea, molto seri e efficaci, un’infermiera preparata e riservata che sa fare molto bene il suo lavoro.

E’ inutile dire quanto mi sono sentita felice e lusingata quando la mia cara amica Maria Teresa mi ha fatto una vera dichiarazione pubblica su facebook per dirmi quanto apprezza questo blog, in cui racconto la mia vita da “rumena integratissima in Italia”. Lo so che una rondine non fa primavera e che un solo individuo non fa un popolo, ma mi piace credere che ogni apprezzamento che ricevo io o un altro rumeno che vive qui in Italia vale quanto un apprezzamento generale, per il popolo a cui apparteniamo.  Non amo le generalizzazioni, ma se fanno parte comunque della nostra configurazione mentale, perché farle solo in seguito a fatti di cronaca nera, come succede da qualche decina di anni da queste parti? Non tutti i rumeni sono delinquenti e non tutti sono onesti cittadini, come per qualsiasi altro popolo.

Al di là delle percezioni soggettive, positive o negative, per quanto riguarda i rumeni in Italia, c’è una realtà indubitabile svelata recentemente da United Nations Population Division:  per la prima volta nella storia, l’Italia ha una comunità nazionale di immigrati ufficiali che supera il milione di persone: sono i rumeni, un milione e diecimila nel 2013 . Una crescita straordinaria: nel 2010 erano 850 mila , nel 2000 solo 120 mila e nel 1990 circa 40 mila .  Gli analisti politici considerano il dato rilevante da molti punto di vista. Da quello sociale, perché romeni e romene sono una presenza con la quale gli italiani entrano in relazione sempre più spesso. Da quello economico, perché gran parte di loro è inserita nel mondo del lavoro. Da quello commerciale, in quanto una comunità di un milione di persone inizia a essere seriamente interessante per chi vuole offrirle servizi, ad esempio viaggi e istruzione, o prodotti, con pubblicità annessa.  Il dato ancora più rilevante è che i rumeni in Italia, che lavorano e pagano le tasse,  contribuiscono per 1,4% del PIL. Se argomenti come latinità e storia comune (testimone ne e proprio il nome del mio paese, Romania, che deriva dall’aggettivo latino Romanus, romano),  un passato fraterno da emigranti, un presente fiorente di matrimoni misti e figli bilingui, se tutto ciò non riesce a far cambiare la percezione degli italiani verso i rumeni, almeno davanti agli argomenti di natura economica la stampa dovrebbe ridimensionare il modo di presentare all’opinione pubblica la comunità balcanica.  L’Italia è il secondo partner commerciale della Romania, dopo la Germania, gli scambi commerciali tra i due paesi sono arrivati a 13 miliardi di euro (pari al valore degli scambi commerciali tra l’Italia e l’India).  In Romania esistono oltre 30.ooo aziende italiane e in Italia i rumeni hanno creato 50.000 aziende.

Sono convinta che, per la maggior parte degli italiani, questi dati non fanno notizia perché si sa che le buone notizie non fanno mai notizia. Io invece mi ostino a credere che prima o poi qualcosa cambierà e che io per prima smetterò di sperare “che non siano rumeni” ogni volta che sento di qualche furto.

Commenti





Comments are Closed